Nelle parole di Calzona del prepartita c’è la partita stessa. “E’ la partita dell’anno, giochiamo senza paura”. Ecco la paura, el miedo, il panico imposto dal palcoscenico, dalla scena. Hai voglia a dirlo. Non devi essere teso all’esame, ma come si fa? Non come fa il Napoli. Primo stadio o secondo stadio della città non fa differenza. Gli azzurri entrano in campo e non hanno da subito le misure e le distanze per aggredire altissimo. Ma quello è il credo imposto da Francesco Calzona. Prendiamo ripartenze da tutte le parti e il gol, nell’aria, arriva subito. Anche il raddoppio. Ora farne tre a Barcellona è complicato per qualsiasi squadra al mondo, figuriamoci per una squadra che quest’anno ha passato quel che ha passato e che, a marzo, è ancora in fase di costruzione dell’identità del gioco.
Torniamo alla domanda. Come si fa? Serve sicurezza e la sicurezza il Napoli la doveva trovare nei primi minuti. Bellissimo il calcio di Calzona ma se in quei primi minuti avesse rischiato di meno con quella posizione altissima di Lobotka, ecco, poi, con il passare del tempo, prese le distanze, avrebbe potuto rischiare con un crescendo e con il suo calcio effettivamente spettacolare.
Invece, due schiaffi. La squadra reagisce, impone il suo gioco, segna. All’inizio della ripresa domina e controlla gli ampi spazi del campo. C’è rigore su Osimhen. Solare, ma el miedo escenico annebbia anche arbitro e Var. Osimhen è annullato anche oggi e Kvara non trova lo spunto vincente. Tutti a evidenziare l’occasione di Lindstrom ma nel finale, prima del terzo gol, gli spagnoli sbagliano più del Napoli.
Per l’ultima parte della stagione, non vorremmo trovare in Calzona un’altra impostazione rigida del modo di interpretare il calcio come ai tempi di Sarri. Il tuo gioco è bellissimo, ci piace, tanto di cappello ma fai leggere ai tuoi i momenti della gara. Una, due o tre volta a partita, buttare via il pallone, se occorre, non è un reato. Aspettare una fase di assestamento su un campo così ampio e in una partita così delicata, ci può stare. Ci può essere una fase di studio, se occorre.
Canale 5 ha un chiodo fisso nella telecronaca. Il mondiale per club. Le aspettative della Juventus e del suo mondo che attende la sconfitta del Napoli. Un mondiale che si dovrebbe giocare in estate. Un’altra novità per far soldi con giocatori ormai cotti a fine stagione. Si dirà che anche le competizioni per nazioni sono così. Ma lì almeno si possono scegliere quelli meno stanchi. Insomma, i mass media vogliono convincerci che il mondiale per club, la qualificazione della Juventus o del Napoli siano importanti. Ci sono riusciti? No. Probabilmente non hanno capito o non sanno cosa significa seguire con passione una partita di ottavi di finale di Champions con tante azioni e tanti gol. Significa non pensare a niente altro o forse pensare per pochi attimi a come vivremo il dopo partita. Di sicuro non significa pensare a quest’insulso mondiale per club che nessuno si prodiga a comprendere cosa sia. Siamo convinti che i semplici appassionati di altre squadre all’ascolto siano stati disturbati da tutti questi riferimenti a una competizione lontana ancora mesi. Ci dicono, a bocce ferme, che dovrebbe essere la vecchia Coppa Intercontinentale, poi estesa a quattro squadre e adesso a 32. Insomma una follia per atleti che pur devono tirare il fiato ed è probabilmente una fortuna non essersi qualificati come nel caso delle squadre che di proposito rinunciano alle partenze anticipate delle stagioni nelle coppe europee minori. Si qualifica allora la Juventus senza giocare… e, per scomodare qualcuno importante, abbiamo detto tutto….