La Redazione si concede un turno di riposo ed è soltanto Fabrizio a seguire la trasferta di Cagliari.
Fabrizio vive a Roma e nel fine settimana torna a Napoli. Lavora nel settore automobilistico e coordina gli articoli dedicati al basket, avendo frequentato il Mario Argento già ai tempi di Walter Berry e del presidente De Piano. Ha visione complessiva del mondo dello sport, praticando da sempre il tennis.
Ci racconta di un Napoli involuto, che nel primo tempo soffre l’aggressività degli uomini di Ranieri. Si è fatto un gran parlare di Calzona, del gioco propositivo, del ritorno al 4 3 3, dei segreti degli spogliatoi di Sarri e di Spalletti. Ma il Napoli offre un pessimo primo tempo. Nel secondo tempo, Raspadori va ad attaccare il terzino sinistro, gli soffia il pallone. Osimhen è già partito quando Raspadori va in pressing e quando vede il compagno entrare in possesso di palla, punta il secondo palo, si sfila dalla marcatura da bomber autentico, Raspadori ha il tocco dolce e lo trova con delicatezza. La porta è vuota, difensori e portieri sono scavalcati dal lob di Raspadori e Osimhen segna come Paolo Rossi nella semifinale mundial contro la Polonia.
Non è un bel Napoli. Piace soltanto la verticalizzazione rasoterra tra Lobotka e Zielinsky, per il resto Oliveira prende un giallo perché dobbiamo addirittura perdere tempo per conservare il risultato e quando si presenta la possibilità di chiudere il match si ha la bruttissima impressione di giochicchiare sotto porta, quasi se il possibile errore non potesse pesare. E invece pesa e come se non pesa. A tempo ormai scaduto arriva il pareggio. La stagione è segnata, finita, perché nessun allenatore potrà, da qui alla fine, rimettere in sesto quella che non è più una squadra ma soltanto una mescolanza di giocatori.