Siamo al Louvre
E’ il giorno dei giorni per la Redazione. Fabrizio ci porta al Louvre. La foto è scattata lasciandosi il fiume alle spalle. Il nostro inviato ha dovuto acquistare il biglietto in anticipo. Il costo è di 22 euro e l’ingresso programmato deve essere rispettato. A partire dall’orario per il quale è stato acquistato il biglietto, i visitatori accedono alla struttura piramidale di vetro, sita in superficie, dalla quale, dopo i controlli di routine, si accede immediatamente al piano inferiore. Di seguito il link per scegliere giorno e orario e pagare il biglietto https://www.ticketlouvre.fr/louvre/b2c/index.cfm/calendar/eventCode/MusWeb
L’immersione nel Louvre. Qui Fabrizio si trova in un’enorme galleria che collega l’ingresso del Louvre alla fermata della metropolitana e a corridoi molto lunghi ed eleganti con negozi molto raffinati. Nella zona sottostante la piramide, c’è un’area che funge da guardaroba self-service gratuito. Si depositano gli oggetti, si stabilisce un codice e si torna alla fine della visita per prelevare in completa autonomia quanto lasciato all’ingresso.
Fabrizio, all’interno della struttura, risale con la scala mobile al livello della strada e inizia la visita pomeridiana dopo la pesante giornata lavorativa. Anche in questo caso, come per la visita al Museo d’Orsay https://www.nelsegnodelterzo.com/2024/05/04/la-redazione-e-al-museo-dorsay/, il consiglio è quello di prenotare per la mattina al fine di poter visitare con più calma la struttura.
Ai diversi livelli, Fabrizio trova di tutto, persino ristoranti, punti di ritrovo. Ora, per rendere l’idea della grandezza degli spazi, occorre immaginare di percorrere all’interno del Museo quanto dall’esterno difficilmente si riesce a far rientrare in una foto scattata da lontano.
Attenzione all’orario
Anche qui la logica è la stessa. Le sale vengono sbarrate in anticipo rispetto all’orario di chiusura del Museo e turisti arrivati dall’altra parte del mondo si ritrovano incredibilmente a non poter ammirare i maggiori capolavori in quanto i responsabili della struttura troppo presto consentono soltanto l’uscita dalle sale più ambite. Tutto ciò è scritto nelle mappe in tutte le lingue, distribuite in prossimità della sala guardaroba, ma non è chiaro come il turista possa farci caso camminando o stando in piedi e tra migliaia di persone.
Fabrizio dà, insomma, una serie di informazioni, al fine di agevolare i piani di visita dei turisti che vorranno recarsi a Parigi. E’ intanto fortemente spaesato. Non sa dove guardare, dove dirigersi e anche la stessa mappa, appena presa, non riesce ad essergli di grande aiuto.
Le opere mitiche
Consapevole della chiusura anticipata, cerca i miti. La Venere di Milo si erge con decine e decine di turisti che la ammirano con il naso all’insù. Sono tante le indicazioni che conducono alla star di Leonardo da Vinci e, alla fine, la trova dopo aver attraversato un dedalo di sale. La Gioconda è lì, piccola rispetto alle altre opere. Fabrizio non l’aveva mai vista e un po’ è come se non la vedesse neanche adesso. La folla è impressionante. Centinaia di persone accalcate caoticamente. Per avvicinarsi bisogna restare fermi dietro a un ammasso di persone e attendere che facciano spazio uscendo ovviamente alle spalle dell’opera, essendo impossibilitate a tornare indietro. Il tutto è complicato dai selfie scattati tra la folla ondeggiante. Da Vinci ci perdonerà!
Non lontano dalla Gioconda è il quadro “la zattera della Medusa”, poco evidenziata dai francesi, ma molto grande e dalla bellezza artistica coinvolgente. La Vittoria di Samotracia, il Cratere di Eufronio, il Cristo deposto dalla croce, Santa Maria Maddalena, il Sarcofago degli sposi. Di tutto, di più. Fabrizio, verso la fine della visita, inizia a capirci qualcosa. Le collezioni sono esposte su cinque livelli e in tre ali comunicanti che portano il nome di due ministri francesi e del primo direttore del Museo.
La voglia di vedere un capolavoro in più fa alzare il passo e per troppo poco tempo si apprezza la singola opera.
L’uscita
Sono le 17.30 e bisogna guadagnare l’uscita. Un oceano di persone viene indirizzato in modo da non affollare soltanto l’uscita della piramide di vetro dalla quale Fabrizio è entrato. Al nostro eroe tocca uscire attraversando le gallerie con i negozi. Un po’ di stanchezza affiora e il percorso nelle gallerie per arrivare sulla strada è molto lungo. Finalmente dopo dieci minuti risale in superficie. E’ frastornato. C’è il giardino delle Tuileries, polmone centrale della capitale. La sosta è obbligatoria. Fabrizio pensa alla Gioconda e a tutti quei turisti felici che, proprio in quel momento, stanno raccontando ai propri affetti, ubicati in tutto il mondo, di aver visitato sua maestà il Louvre.