La giornata di Fabrizio
Dopo una dura giornata di lavoro, grazie a Fabrizio la Redazione è al Museo d’Orsay.
Il tempo è nuvoloso ma il clima di Parigi è così. Le nuvole non mancano e si spostano in cielo elegantemente con lo stesso incedere dei parigini. Il Museo è nel cuore della Capitale, diviso dal Louvre soltanto dal maestoso fiume. Fabrizio ha acquistato il biglietto in anticipo in quanto in questi giorni è proibitivo entrare in uno dei maggiori musei parigini comprando il biglietto al momento.
Il costo è di 16 euro e il ticket è acquistato per un determinato orario. Si forma in tal modo un gruppo di circa 100 visitatori che entra a partire dall’orario previsto. Ovviamente ci sono i controlli mentre l’ingresso non è perfettamente disciplinato in quanto convergono anche le altre file nello stesso punto.
Il consiglio allora è quello di prenotare per la mattina al fine di godere della visita in modo tranquillo.
I parigini a un certo orario, ben prima della chiusura, iniziano a impedire l’accesso in alcune sale del Museo, quelle più ambite, e quindi è quanto mai opportuno anticiparsi.
Fabrizio, però, ha dovuto lavorare oggi e quindi procede velocemente. Il Museo ha la forma di una galleria in quanto è una vecchia stazione, capolinea della compagnia Parigi-Orlèans a partire dal 1900.
Nel 1986 la gare è stata trasformata in museo grazie al progetto dell’italiana Aulenti e sotto la sede è stata costruita una nuova infrastruttura ferroviaria.
L’anniversario
La Redazione è al Museo d’Orsay. Pochi lo sanno ma 150 anni fa, Monet, Renoir, Degas, Cézanne aprivano a Parigi la prima mostra impressionista. I mostri sacri trasgredivano le regole e organizzavano la loro mostra senza seguire i canali ufficiali. Fabrizio è emozionato. Si trova al posto giusto nel momento giusto. 150 anni di impressionismo e oggi sono 130 le opere da gustare con gli occhi e da vivere con lo spirito.
Il tempo stringe, il pomeriggio diventa più breve e Fabrizio viene portato via, in un’altra dimensione.
Guarda, ammira, fatica a spostarsi da un’opera d’arte all’altra. Monet e Van Gogh segnano la sua esperienza, lo rapiscono per un tempo indefinito, ignoto anche a lui. Al telefono ha la voce diversa. Capiamo, immaginiamo e allora torneremo a trovarlo presto.
L’uscita dal Museo
All’uscita la Senna non sembra un fiume, ma un tapis roulant sul quale Fabrizio rivede i capolavori degli artisti. Come possono essercene tanti, lì, a un passo da lui? Parigi non è vicina ma non è neanche così lontana. E’ da visitare e rivisitare. E’ da vivere in pieno senza sosta, senza consentire alla mente pause che potrebbero durare troppo e rubare tempo alla magnificenza. Fabrizio, però, è fermo. Ancora ammira la Senna e ripensa al Museo. Ci vuole un passante che gli chiede un’informazione per smuoverlo. Veronica che è con lui, in egual misura, sembra non essere lei. Sembra entrata in un incantesimo. Parigi è così. Ti blocca, ti ferma il respiro ma devi correre via verso una nuova emozione!