La Redazione non è perfettamente unita sulla valutazione del nuovo allenatore.
Ieri, Alessandro da Milano ha seguito la partita dalla curva azzurra al Meazza. Non è mancato l’incitamento ai ragazzi e dall’alto ha assistito a un gioco aperto, continuo, determinato. Insomma, è piaciuto il Napoli a Milano, sostenuto da vicino dal nostro esperto. Sul clima che si respira in quello stadio, quando arriva il Napoli, è meglio stendere un velo pietoso e il caso Acerbi-Jesus ha riportato alla mente quanto accadde pochi anni fa al K2. Ci vogliamo illudere che, magari, tra venti anni sarà possibile finalmente commentare qualche progresso e queste offese, il motorino lanciato dagli spalti e lo striscione becero attaccato sui tralicci più alti dello stadio, rischiando la vita, resteranno solo un ricordo sbiadito.
A Napoli, dalla poltrona di casa sua, invece, Michele ha più volte criticato l’incapacità della squadra di arrivare a un tiro pulito nello specchio della porta. Vincenzo si è unito a queste critiche, mentre Jacopo si è mostrato fiducioso. Fabrizio è rimasto, per così dire, neutrale.
Non ci perdiamo in troppe considerazioni e veniamo al dunque. Stiamo vivendo un Sarri-bis. Jesus e Rrahmani segnano con la frequenza di Albiol e K2 e tengono la difesa alta, altissima. Lobotka, meno alto di Jorginho e per tale motivo più leggero, fa il pendolo instancabile tra la pressione alta e la difesa della linea estrema. Anguissa è Allan o almeno prova a esserlo, mentre al posto di Hamsik troviamo Traorè, l’unico della rosa che può svolgere quel ruolo per dinamismo, intelligenza tattica e soprattutto leggera struttura fisica. E’ un Napoli che corre, copre, pressa, aggredisce e trova in Meret un portiere rinato grazie alla fiducia di Calzona. Lo vediamo uscire e impostare il gioco con i piedi, come faceva Reina soprattutto nel dare origine all’azione. Politano ha l’altro piede rispetto a Callejon mentre Kvara è nel ruolo di Insigne, incide di più ma gioca di meno con la squadra. Si rivedono gli schemi e i gol da calcio da fermo. Il possesso palla dominante, elegante e che fa impazzire gli avversari. Si rivedono, però, gli stessi limiti del gioco di Sarri e quindi l’incapacità di verticalizzare quando serve, perché bisogna arrivare, grazie alla fitta rete di passaggi, con il pallone in porta. Mai un tiro da fuori area e il gol sistematicamente subito sul retropassaggio dalla linea di fondo, perché si occupa la posizione in base alla profondità del possesso di palla altrui e poco si seguono i giocatori che offendono. E poi, le sostituzioni. Poche e dopo tanto tempo. Perché? Avete dimenticato Sarri? Un gioco così armonioso non può essere svolto da chiunque. Gli ultimi arrivati, presi con Mazzarri, non hanno le caratteristiche per applicarlo e, in ogni caso, non è facile trovare in qualsiasi rosa le qualità tecniche di quelli che con Sarri giocavano sempre.
Insomma è a tutti gli effetti un Sarri bis. Avevamo visto qualcosa del gioco di Spalletti nelle prime uscite ma dobbiamo ricrederci. Più che di calzonismo, si tratta di sarrismo puro. Un calcio di questo tipo potrebbe assicurare un finale di stagione esaltante. Ma la domanda da porsi è un’altra. Immaginiamo Calzona che si qualifica per la Champions e viene confermato per la prossima stagione anche perché al Presidente piace il gioco champagne che non fa giocare l’avversario. Avremmo lo stesso problema dei tempi di Sarri. Giocherebbero sempre gli stessi e si arriverebbe al finale di stagione in debito di ossigeno anche perché il gioco è molto dispendioso. Lobotka può fare un campionato intero inseguendo più uomini e dirigendo il gioco a quei ritmi? Anguissa ha la struttura fisica per correre tanto come faceva Allan? Troveremo un finalizzatore capace di concretizzare tanta bellezza? Sono sicuramente queste le domande che la dirigenza si sta già ponendo. Work in progress.