Le sfide più suggestive
Per noi nati negli anni 70, non era una sfida per lo scudetto. Agli inizi degli anni 80, la Juventus di Trapattoni dominava con Platini, Tardelli, Furino, Rossi, Boniek mentre il Napoli scendeva in campo con De Rosa, Dirceu, Diaz, Castellini, Krol, Dal Fiume, Vinazzani, Penzo. Era un miraggio per i napoletani battere la Juventus. Il cruccio dei nostri genitori che ci raccontavano con nostalgia le vittorie seguite sugli spalti del Collana.
Era la partita dell’anno per noi ma non una sfida per il vertice del campionato. Poi, nell’85, come girando intorno a una boa nel mezzo di quel decennio sul prato bagnato del San Paolo, arrivò la punizione di Diego sull’appoggio di Eraldo Pecci a prendersi beffa delle leggi della fisica e, da quel momento, i ruoli si invertirono e quel Napoli lottò, invece, contro le milanesi per i titoli della seconda parte degli anni 80.
Si vinceva a Napoli e a Torino come nell’anno del primo tricolore, quando al Comunale fu 3 a 1 in rimonta con i gol di Ferrario, Giordano e Volpecina che mirabilmente Maurizio De Giovanni, nel maggio scorso, ha ricordato in “Alla fine arriva” al teatro Diana.
5 a 3 a Torino una volta in campionato, 3 a 1 a Napoli nella volata del secondo scudetto, 5 a 1 nella finale di Supercoppa. Non c’era partita.
Gli anni più bui
Poi, negli anni 90 con Del Piero e Vialli tornò la Juventus a primeggiare ma il Napoli pian piano andava verso gli anni più bui e le sanzioni al club bianconero per gli illeciti sportivi portarono a una clamorosa sfida in serie B.
Il periodo De Laurentiis
Nella prima parte dell’era De Laurentiis, si ricordano la Coppa Italia di Mazzarri a Roma con quel contropiede spettacolare di Hamsik, poi il pasticcio di Pechino, poi la Supercoppa vinta da Benitez con i rigori difesi da Rafael.
Soltanto recentemente, con il Napoli di Sarri, è stata sfida scudetto. Un Napoli bello, bellissimo quando non sbatteva contro le difese più chiuse; una Juventus cinica, spesso premiata da vittorie di misura alla fine delle gare. Dopo un primo tentativo che trovò il suo culmine in un gol di Zaza quasi a metà girone di ritorno, l’altra chance ricordiamo tutti bene a cosa portò: l’albergo, Pjanić graziato da Orsato, la spia della benzina accesa per il Napoli, tanta bellezza, tanti rimpianti ma anche più di un motivo per il mancato tricolore che Spalletti avrebbe riportato dopo pochi anni all’ombra del Vesuvio, passando anche a Torino con gol di Raspadori.
Il quarto di Coppa Uefa
Ne abbiamo viste di tutti i colori, anche Paolo Cannavaro segnare in rovesciata in una combattuta gara di Coppa Italia. Ed è proprio la parola Coppa a risvegliare il ricordo dei ricordi. Quella partita ha segnato una generazione di tifosi che non vide altre gare tirate contro i bianconeri. Era l’89, era marzo, era la Coppa Uefa, avevamo chi 16, chi 15 anni, andavano alle superiori. E quella partita è un simbolo. Quella gara è Diego, è Careca, è Carnevale, è il Napoli che asfaltava tutti. La formula della Coppa Uefa era più affascinante. Molto probabilmente tutto era più affascinante. Tutte le gare erano a eliminazione diretta. Avevamo superato il Salonicco lottando nella bolgia in Grecia, il Lipsia con Francini goleador e il Bordeaux con due vittorie striminzite. Il sorteggio di dicembre aveva voluto il derby italiano contro la Juventus. Dopo la pausa invernale e l’attesa fiduciosa di qualche mese, nei quarti di finale, la gara di andata si svolse a Torino e fu 2 a 0 per loro. Non segnare in trasferta e subire due gol lasciava pochissime speranze per il ritorno ma quello era il Napoli dei Napoli. Nel primo tempo, il Napoli pareggiò i conti con reti di Diego e Andrea Carnevale. La ripresa fu molto tirata ma senza gol e si andò ai supplementari che volgevano in fretta al termine. 119° minuto. E’ come se in quel minuto il cronometro si fosse fermato. Se non lo avete vissuto, riuscite a immaginare il momento? Se lo avete vissuto, vi ricordate anche il giorno: 15 marzo 1989 che, in più parti della città, per anni, abbiamo visto scritto ovunque.
Il 119° minuto
119 è un numero che se per qualsiasi, raro motivo salta fuori, porta subito a quell’istante e a dove eravamo. Careca ha il pallone tra i piedi all’altezza del vertice destro dell’area di rigore dando le spalle alla porta. E’ un formidabile bomber, molto potente e tecnico, ma sa anche giocare a calcio come pochi. Guadagna la linea di fondo quasi avvolgendo il terzino, è coperto ma riesce a centrare in modo felpato, non capiamo ancora oggi come, e Renica segna di testa al centro dell’area. Viene giù il San Paolo, la città vibra, i sismografi vanno in tilt, la squadra corre unita fino alla nostra porta. Se Renica era lì al 119°, vuol dire che gli uomini di Bianchi non si accontentavano dei rigori. Tedesche in Semifinale e in Finale e Coppa in bacheca. L’unico successo europeo ci ha visto battere i bianconeri, quasi a significare che, essendo più forti di loro in Italia, meritavamo il trofeo continentale.
Noi ragazzi avevamo una lettura e una partecipazione diversa delle gare, meno tecnica ma più viscerale. In tre frequentavamo l’Istituto Tecnico Commerciale “Mario Pagano” e c’erano i doppi turni in quanto la scuola ospitava anche l’indirizzo linguistico. Le gare di Coppa si giocavano tutte di mercoledì senza deroghe e senza distinzione tra le competizioni europee. Il giorno dopo non lo ricordiamo. Era sicuramente giovedì e ci toccava il pomeriggio, come di venerdì. Ma immaginiamo un risveglio lento, un pranzo veloce e la voglia di andare a scuola per dirci, su quel muretto da dividere con il Mercalli, quello che oggi, in tempo reale, tutti possono scambiarsi con telefonini e social. Un altro mondo.
Venivamo da tutte le parti della città, da Posillipo, da Chiaia, dall’Arenaccia, dal Vomero, dal Centro storico. Eravamo nel cuore di Napoli e avvertivamo che quella classe rappresentava la città e voleva ripetere il 10 maggio 87, vissuto alle medie.
Il presente
Domani, intanto, si gioca e il Maradona è stracolmo.
È una partita che non ha l’importanza di quelle ricordate ma è pur sempre Napoli – Juventus.
Articolo emozionante che mi ha fatto rivivere gli anni “spensierati”… e quel muretto ( il nostro Social ) che spero ritornerà presto…
Sempre Forza Napoli !!!
Ho vissuto lo stadio allora e lo vivo tutt’oggi con mio figlio Diego , il
Calcio e’ cambiato ma la passione per i colori azzurri e’ sempre la stessa , e soprattutto con questa e’ la quinta vittoria di fila al DIEGO MARADONA
Di tutto l’articolo mi soffermo solo su un punto: Non sono mai stato d accordo con l albergo e mai lo sar!!! È ora di paintarla, il Napoli si sà è odiato, ma per professionisti (no gente comune) come loro, pagati come loro NO ALIBI!
Per il resto questa redazione sa il fatto la suo.. Bravi!