L’intervista concessa dalla prof.ssa Olimpia Pasolini, dirigente scolastico del Vittorio Veneto, è così significativa e coinvolgente da farci credere sempre di più nel ruolo svolto dalla Scuola. Le conquiste raggiunte nelle aree culturali e disciplinari costituiscono il miglior piatto servito alla società dall’alberghiero di Secondigliano.
Può individuare un aggettivo per definire la scuola che dirige?
Inclusiva – Il Vittorio Veneto è una scuola in cui “niente è normale”. Nel 2010, per non far morire un
istituto professionale storico, si decise di assegnare l’indirizzo alberghiero. Fu un’operazione politica senza alcuna programmazione e, soprattutto, senza la consapevolezza del fortissimo impatto sociale che avrebbe avuto sul territorio di Scampia e di tutta l’area nord di Napoli. Nel giro di pochi anni l’istituto passò da qualche centinaia a più di 1800 alunni di cui quasi 180 diversamente abili, ma senza gli spazi per poter accogliere tutti. Con il mio staff, nel rispetto di tutte le possibili articolazioni e strategie consentite dalla legislazione scolastica, abbiamo “costruito” una scuola che, senza lasciare fuori nessuno, vive di rotazioni, di turni laboratoriali pomeridiani, di progetti concordati con le associazioni del territorio, di alternanza scuola-lavoro. Nelle nostre quattro sedi sono nati laboratori nuovi utilizzando tutti i possibili finanziamenti per consentire agli studenti, provenienti da un territorio molto difficile, di acquisire le competenze professionali indispensabili per costruirsi un fututo da “onesti lavoratori”.
Qual è l’aspetto che più la emoziona dell’indirizzo alberghiero?
Vedere come studenti che, quando entrano nella scuola a stento parlano in italiano, acquisiscono una
dimensione lavorativa nazionale e/o internazionale. In questo momento tanti nostri ex alunni lavorano
sulle Dolomiti, in grandi alberghi sulle Alpi o sulla costiera romagnola, in Costa Azzurra, alle Canarie o sulle grandi navi da crociera. E’ una soddisfazione enorme seguire i loro progressi e le loro trasformazioni. Sono ragazzi provenienti da Scampia e dalle aree più povere del nord di Napoli. Molti arrivano convinti di assolvere l’obbligo e chiudere il loro percorso scolastico ed invece si appassionano alle professioni proprie del settore turistico-alberghiero e diventano seri e qualificati professionisti del settore. Con il nostro lavoro quotidiano cambiamo la loro vita.
Cosa spinge un’insegnante a diventare dirigente scolastico?
Per me è il desiderio di dare un’impronta personale alla scuola che ci si trova a dirigere. Un dirigente può
promuovere i principi d’indirizzo da cui partire per programmare e progettare la didattica, non ha solo una funzione organizzativa e gestionale.
Può raccontarci un aneddoto della sua carriera da dirigente?
Quando nel 2013 arrivai al Vittorio Veneto, trovai un grande caos nella sede dell’alberghiero a Scampia. È in un edificio su due livelli con molte vie di uscita, piuttosto difficile da controllare. I ragazzi erano già tantissimi, stipati nelle aule. E non c’erano ancora le classi quinte. Tanti ragazzi, pochi spazi e, soprattutto, poca abitudine alle regole. Con un gruppo di docenti stilammo un regolamento. Poche regole, ma applicate con rigore. Tra queste il divieto di introdurre cibi dall’esterno (se non la merenda personale) ed il controllo degli orari e delle vie di entrata ed uscita. Dopo qualche mese riuscimmo a ripristinare un po’ di ordine. Una mattina di primavera sorpresi un ragazzo di quarta (quindi uno dei più grandi), entrare furtivamente dall’ingresso di emergenza, in ritardo e con una guantiera di pizze calde e profumate (il padre ha un forno poco distante dalla scuola). Lo condussi in presidenza, lo rimproverai severamente e gli sequestrai il vassoio, spedendolo in classe. Protestò a lungo, sostenendo che le pizze gli servivano per festeggiare il suo compleanno. Mi confrontai con i miei collaboratori per decidere cosa fare delle pizze. Concordammo di chiamare i ragazzi della sua classe, a piccoli gruppi in presidenza, perché potessero consumarle e spiegammo loro che avevamo deciso di non buttarle per rispetto del lavoro di chi le aveva fatte e del valore del cibo, ma che, se episodi simili si fossero ripetuti, non avremmo esitato a portare il vassoio nel vicino campo rom.
Dopo qualche giorno incontrai l’allievo in questione nel corridoio della scuola, mi venne incontro e mi salutò sorridendo.
Rimasi sorpresa e gli chiesi “Allora non ce l’hai con me?”. Mi rispose convinto: “Assolutamente no, preside, anzi, io la voglio ringraziare. Lei ci sta aiutando a capire tante cose, ma, soprattutto, ha dato ordine alla nostra scuola. Avere delle regole ci fa sentire protetti, ci fa crescere e dà dignità alla nostra scuola. Stiamo scoprendo che è molto più bello avere delle regole che vivere senza”.
Sono tanti anni oramai che insegno al Vittorio Veneto e non ho mai voluto cambiare,anche potendo,perché ho trovato una cosa che è difficile da trovare altrove affetto,amore,empatia oltre che professionalità naturalmente
Sono i valori che ho sempre deciso di abbracciare e che porterò sempre e ovunque con me
Viva il Vittorio Veneto
Grande scuola, grande squadra con i colleghi. Le sfide quotidiane sono concentrate per i nostri alunni ; i loro successi diventano motivo per noi di stimolo a proseguire con maggiore determinazione
Le regole sono amiche. La collega Pasolini ha anticipato con la sua vision i contenuti e la pratica dell’educazione civica. Rispetto di se stessi e degli altri. Rispetto dei propri spazi e di quelli degli altri! Ma chi lo ha mai detto che i giovani vogliono il dirigente/docente/genitore amicone? I giovani vogliono una guida! Brava Olimpia e la sua comunità educante e democratica!🌺
Sono onorata di dire che faccio parte della grande famiglia del Vittorio Veneto, ci sono arrivata da insegnante precaria 9 anni fa, mi sono innamorata dei ragazzi e dei colleghi e da allora non sono più andata via. La nostra è una scuola unica nel suo genere, prima di giungere al Vittorio Veneto, sono stata in tante altre scuole, ma nessuna paragonabile alla mia. La luce negli occhi dei nostri allievi è speciale, loro vogliono prepotentemente emergere e vincere. La strada che inboccano non è sempre facile, ma è motivo di stimolo per giungere all’obiettivo finale. Tutti insieme siamo una forza della natura, non c’è difficoltà che ci spaventi, affrontiamo tutto insieme e insieme vinciamo.
Insegno al Vittorio Veneto da 7 anni e ritengo sia un’ esperienza professionale e formativa importante in una scuola dove il docente può lasciare il segno.