È finale.
Ma che partita abbiamo visto ieri! Quando Brown sulla sirena dell’intervallo ha messo gli elastici sotto i piedi per andare a inchiodare nel ferro, si è compreso che la serata poteva essere indimenticabile. La squadra è rimasta a lungo nel palazzo di Torino per festeggiare sul parquet e negli spogliatoi ma non c’è tempo, Milicic deve già preparare la semifinale di domani sera.
Anche in questo caso, come con Brescia, Reggio ha dalla sua parte la gara di campionato. Gli emiliani scapparono subito avanti e Napoli rincorse per tutto il match per smarrirsi a un respiro dalla sirena, fallendo dalla lunetta l’aggancio clamoroso.
D’accordo, era il dicembre nero e si perdeva contro chiunque. Sì è vero, non c’era Brown e che Brown dobbiamo dire, ma è indubbio che Reggio sia avversario difficile e ora anche galvanizzato dalla vittoria contro Bologna nei quarti, con Galloway, play sempre protagonista.
Milicic starà studiando qualcun’altra delle sue, è impossibile prevedere le sue mosse. Però, ieri un elemento è emerso in modo lampante. A questi livelli non si può fare a meno di un altro pivot. I tifosi, in queste ore, fanno a gara nel ricordare le finali vinte a Forlì nel 2006 e in quella Carpisa, oltre a Morandais, Stefansson e Greer, c’erano tre “5” e cioè Alessandro Cittadini, Mason Rocca e all’occorrenza Mimmo Morena. È un ruolo troppo importante, dobbiamo necessariamente avere l’apporto di Biar che ieri è stato determinante quando è stato in campo.
Domani ci sarà altro record di ascolti e altri napoletani nella mattinata partiranno alla volta di Torino.
Napoli sogna, è un po’ presto per farlo, ma da ieri sera è come se avessimo tra le mani un pass particolare. Quello di una squadra che fa paura a tutti.