La formula della competizione cambia e vengono impegnate quattro e non due squadre. Non più soltanto i campioni d’Italia e i detentori della Coppa Italia. Anche la seconda in campionato e la perdente della Coppa Italia. Le quattro squadre sono titolate e vengono spedite a cambiare aria in Arabia.
Il campionato va avanti e queste quattro squadre si ritrovano a dover recuperare a ridosso di altre partite dando un vantaggio alle altre. Ciò non sarebbe successo con la gara unica disputata di mercoledì.
Si giocano le semifinali in uno stadio con pochi spettatori e la desolazione più triste. In finale vanno le squadre che avrebbero dovuto farla, cioè i campioni d’Italia e i detentori della Coppa Italia. Quindi siamo punto e a capo.
Viene scelto un arbitro che non ha mai diretto una finale. Nel primo tempo consente più di un fallo duro allo stesso mediano nerazzurro che soltanto verso il 45′ ammonisce quando brutalizza un avversario.
Nel secondo tempo l’arbitro cambia registro e ammonisce la punta azzurra per un contrasto a terra a 95 metri dalla porta, non pericoloso. Lo stesso attaccante dopo poco viene espulso per un pestone. Poi il faro del centrocampo azzurro viene steso in ripartenza e non scatta il giallo che viene sventolato per proteste verso il suo allenatore incredulo che a fine gara abbandona il terreno di gioco e non ritira la medaglia di consolazione.
L’arbitro Cesari presente negli studi televisivi di Milano condanna la direzione dell’arbitro.
Gli dà 4 in pagella. Non si spiega perché non sia stato scelto un direttore di gara più esperto.
Sui social è il finimondo. A perdere è il calcio italiano.