A dicembre l’incantesimo Gevi si è spezzato. Pistoia, Reggio Emilia e Scafati. Tre sconfitte di fila, dimostrando poca forza in difesa e un attacco un po’ monocorde. Come se non bastasse sono arrivati gli infortuni di Jaworski ed Ebeling. Il ricorso al mercato è stato tempestivo, ma stasera, in riva all’Adige, Brown non potrà ancora essere utilizzato da Milicic.
Cosa è successo? Perché il dream team che abbiamo apprezzato fino a fine novembre si è arenato? La prima risposta è scontata. Nell’arco di una stagione le difficoltà sono inevitabili e quando arrivano per fronteggiarle occorrono gruppi forti con leader carismatici. Napoli è un coacervo di giocatori molto forti che, però, sono arrivati alle falde del Vesuvio soltanto da pochi mesi. La maglia azzurra, la tifoseria, la città, inoltre, non possono ancora essere proprie dei giocatori.
Le altre risposte sono di natura più tecnica. Napoli ha un grosso problema sotto i tabelloni. Sì proprio lì dove spesso Owens domina. Ma quante volte concediamo anche quattro tiri consecutivi agli avversari? Quante volte Milicic deve ricorrere a due ale alte quando Owens rifiata? Cosa può fare lo stesso Owens contro pivot molto più strutturati fisicamente?
Poi, esiste un problema molto evidente in attacco. E’ un problema di costanza. Gli esterni non stanno garantendo un rendimento costante e spesso Ennis va in solitaria a cercare fortuna dalle parti del ferro.
Ben venga Brown. Acquisto voluto da competenti, ciò è indiscutibile. Andiamo oggi a Trento e ripartiamo. La conquista della final eight è ancora possibile.